In questa sezione del sito riportiamo le principali emergenze legate al rischio idrogeologico per le quali è stato nominato Commissario delegato il Capo Dipartimento o che hanno impegnato il Dipartimento nella fase di post emergenza.
Dal 31 gennaio, un’intensa fase di maltempo invernale ha colpito la nostra Penisola, in particolare le regioni del centro e del sud Italia, con precipitazioni prevalentemente a carattere nevoso.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha seguito sin dall’inizio l’evoluzione dello scenario meteorologico. E’ stato attivato il volontariato locale e nazionale di protezione civile per supportare le attività di presidio sul territorio e di assistenza della popolazione, in raccordo con i sistemi regionali.
L’8 febbraio il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato un decreto che ha disposto il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare l’emergenza. Il Capo Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha coordinato a livello nazionale tutti gli interventi necessari. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 36 del 13 febbraio 2012.
Il 13 febbraio si sono concluse le attività del Comitato Operativo, riunito dall’8 febbraio per seguire la situazione di maltempo e coordinare gli interventi del Servizio Nazionale della Protezione Civile.
Tra fine ottobre e novembre 2011 l’Italia è stata interessata da piogge eccezionali che hanno provocato alluvioni e dissesti, in particolare nelle Regioni del nord.
I territori maggiormente colpiti sono stati: Liguria di Levante e Alta Toscana il 25 e il 26 ottobre; Piemonte, di nuovo Liguria e Comune di Genova il 4 novembre e, successivamente, Campania, Basilicata, Puglia e Isola d’Elba. Tra il 22 e il 23 novembre anche alcune province della Calabria e della Sicilia sono state interessate da eccezionali eventi atmosferici. Questi eventi hanno causato vittime, dispersi e feriti, oltre a ingenti danni alle abitazioni, alle infrastrutture viarie, ai servizi essenziali e alla rete di telecomunicazioni.
Nel marzo del 2010 le incessanti piogge hanno provocato il riattivarsi della frana di Montaguto, in provincia di Avellino. Dal 21 aprile il Capo Dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso è commissario delegato per l’emergenza Montaguto nominato con l’ordinanza n. 3868. Inizia così il coordinamento del Dipartimento per la messa in sicurezza dell’area e il contenimento della frana che ha interrotto i collegamenti ferroviari per la Puglia da Napoli e da Roma.
Lo stato di emergenza per la realizzazione di nuovi lavori urgenti è stato richiesto dalla Regione Campania dopo una riunione tenuta il 19 marzo al Dipartimento della Protezione Civile. La dichiarazione dello stato di emergenza è stata firmata dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 aprile.
Il movimento franoso si era già verificato in passato. Il 12 maggio 2006 con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri era stato dichiarato lo stato di emergenza e il 13 luglio dello stesso anno l’ordinanza n. 3532 aveva stabilito i primi interventi urgenti, conclusi nel giugno 2007, e nominato Commissario delegato il Presidente della Regione Campania.
Nonostante i lavori, dal settembre del 2009 la frana si riattiva coinvolgendo nuovamente la S.S. n. 90 “Delle Puglie”, fino a che il 10 marzo 2010 viene chiusa la tratta ferroviaria Benevento-Foggia, invasa successivamente dal materiale franoso.
Il 25 maggio Ferrovie dello Stato, soggetto attuatore di cui si avvale il Commissario delegato per il ripristino della circolazione ferroviaria lungo la linea Benevento-Foggia, rende noto che – su questa tratta – il servizio tornerà ad essere regolare i primi giorni di giugno.
Il 10 luglio 2010 apre la variante della Statale 90, dopo i lavori, coordinati dai tecnici della protezione civile, di allontanamento dei detriti, livellatura del fondo stradale, sistemazione dei guard rail, asfaltatura e sistemazione della segnaletica anche orizzontale, in un tratto di strada lungo 480 metri e ampio quasi otto metri.
Il 24 giugno 2011 sono stati completati i lavori di realizzazione di un canale per deviare le acque del Rio Nocella dalla zona di frana verso il compluvio naturale, a valle della frana lungo il lato sinistro.
Gli interventi hanno fatto parte del Piano degli interventi e hanno riguardato uno dei tre progetti approvati dalla Conferenza dei Servizi del 20 settembre 2010. Altri due progetti hanno interessato l’area del corpo di frana. Tra le attività approvate nella Conferenza dei servizi del 3 maggio 2011: l’opera di sostegno al piede di frana delle opere accessorie, per limitare l’infiltrazione delle acque superficiali e favorirne l’allontanamento, e le opere relative al campo pozzi a monte della frana.
La realizzazione delle opere è stata curata dei tecnici dell’Ufficio Rischi idrogeologici e antropici del Dipartimento della Protezione Civile, con il supporto scientifico e progettuale dei Centri di Competenza.
Nel 2012 si è chiuso lo stato di emergenza.
Nel marzo 2005 frana il centro storico di Cavallerizzo, frazione di Cerzeto, comune calabrese della provincia di Cosenza. La strada principale che attraversa il paese è interrotta. Dai rilievi condotti dalla Protezione Civile, su 60 mila mq valutati 11 mila risultano gravemente danneggiati, 12 mila mediamente danneggiati, 15 mila con danni leggeri e 23 mila senza danni. Sono 124 gli edifici danneggiati, mentre 183 non subiscono danni. Al momento della frana, meno del 50% degli edifici è abitato. Su una popolazione di 581 abitanti, oltre la metà – 329 – sono le persone evacuate.
Lo stato di emergenza viene dichiarato l’11 marzo 2005 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, e in seguito prorogato più volte, fino al Dpcm del 23 dicembre 2011 che fissa la fine dell’emergenza al 29 febbraio 2012. Il 29 aprile 2005 il Capo Dipartimento della Protezione civile è nominato Commissario delegato con l’ordinanza n. 3427.
La frazione di Cavallerizzo poggia su una frana storica, nota da oltre un secolo, ed è costruita su terreni instabili caratterizzati da altissimo rischio idrogeologico e da elevata sismicità.
Gli studi commissionati dal Dipartimento della Protezione civile evidenziano che: “l’intera frazione di Cavallerizzo è sita su di una frana classificabile come attiva. La parte alta del paese è in abbassamento, mentre le parti media e bassa del paese sono in traslazione con un movimento stimato verso est di almeno un cm all’anno. Tale velocità di spostamento non si riscontra nelle altre zone indagate ed in particolare nelle altre frazioni di Cerzeto.”
Emerge l’esigenza di delocalizzare Cavallerizzo, ricostruendola in un’area diversa del comune di Cerzeto. Un intervento di protezione civile che vuol essere esempio di prevenzione, oltre che del rischio idrogeologico, anche del rischio sismico, con la ricostruzione del patrimonio immobiliare in un luogo sicuro e secondo criteri antisismici. Qualche mese dopo viene avviato il progetto di ricostruzione del nuovo centro abitato che sarà collocato nella vicina località di Pianette, nel comune di Cerzeto.
L’individuazione delle aree, la progettazione e la realizzazione del nuovo nucleo di abitazioni sono di competenza del Commissario delegato, come previsto dall’Opcm n. 3472 del 10 ottobre 2005.
Il cantiere viene aperto nell’ottobre 2007.
Il progetto, concordato con i cittadini, riprende le caratteristiche dell’abitato originario: la nuova area residenziale si compone di cinque quartieri, le tradizionali gjitonie, disposte secondo la tipica forma di petali di un fiore. Le 260 case per circa 560 persone, affacciate su sei piazze, sono state personalizzate sulla base delle richieste pervenute nel corso dei lavori dai nuclei familiari.
Per favorire le occasioni di incontro tra i cittadini, il Dipartimento della Protezione Civile ha realizzato nelle vicinanze di Cavallerizzo un centro di aggregazione, inaugurato a marzo 2007. Per favorire la ripresa, nell’area artigianale di Colombra in prossimità del centro abitato, sono stati realizzati e già consegnati al Sindaco di Cerzeto una falegnameria e due capannoni per attività edili.
A febbraio 2011 sono stati consegnati i primi 40 alloggi e quattro unità commerciali in due quartieri, Inserte e Breggo, a Pianette. A dicembre 2011 sono terminati i lavori di realizzazione del nuovo centro abitato. I 261 edifici realizzati interamente a carico dello Stato e nel pieno rispetto delle normative antisismiche hanno avuto un costo complessivo pari a circa 67,5 milioni di euro – per la ricostruzione di circa 48.000 mq di residenze, magazzini, attività commerciali e artigianali.
Il 29 febbraio 2012 è scaduto lo stato di emergenza. Con l’ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 77 dell’11 aprile 2013 il Comune di Cerzeto è stato individuato come amministrazione competente a coordinare le attività necessarie a superare in maniera definitiva le criticità causate dal dissesto idrogeologico.
Il maltempo che colpise Roma nel dicembre 2008 provoca un’ondata di piena del fiume Tevere. Gli ormeggi di alcuni barconi e pontoni che solitamente stazionano sul fiume si rompono e una motonave e quattro pontoni si incagliano sotto le volte di ponte Sant’Angelo, nel centro storico della Capitale, ostruendo il deflusso della corrente.
Si rendono necessarie, quindi, delle complesse e delicate operazioni di rimozione, in cui vengono impiegate le migliori professionalità del Sistema Nazionale della Protezione Civile.
Intervengono tecnici della Marina Militare, della Guardia Costiera, dei Vigili del fuoco e del Dipartimento della Protezione Civile, che coordinano tutte le componenti del Sistema, comprese le Forze di Polizia e le squadre dei volontari. Partecipano alle operazioni anche l’Ama e il Servizio Giardini del Comune di Roma.
Tutti gli interventi si realizzano prestando la massima attenzione alla struttura del ponte, che risale all’epoca dell’imperatore Adriano e sopra il quale Papa Clemente IX fece realizzare il nuovo parapetto dal Bernini e le dieci statue degli angeli dagli allievi della sua scuola.
La piena lascia a Roma i suoi segni lungo il corso cittadino del Tevere. Sono rifiuti, frammenti di legname accatastato sotto i ponti, cedimenti di alberi sulle sponde, resti sulle banchine: danni piccoli e grandi disseminati tra Castel Giubileo e la foce. Viene data così una prima risposta all’emergenza Tevere causata dal maltempo.
A partire dal mese di gennaio 2009 inizia una seconda fase che prevede interventi di pulizia e bonifica del fiume e opere finalizzate alla sicurezza nel tratto metropolitano del Tevere che va da Castel Giubileo alla foce. Il Capo Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con il Commissario delegato per la Regione Lazio, il Presidente Piero Marrazzo, assume il coordinamento delle amministrazioni e dei soggetti competenti per lo svolgimento delle operazioni. Questa attività è prevista dall’ordinanza n. 3734 del 16 gennaio 2009. Nell’ordinanza è anche inserita una azione di generale riordino delle strutture galleggianti, che sono quelle fisse o ancorate alle banchine come i ristoranti e alcuni circoli sportivi, e dei barconi presenti sul fiume.
Di seguito pubblichiamo le emergenze più recenti che hanno visto il Dipartimento impegnato direttamente con l’invio di un team di esperti a supporto degli enti locali e territoriali.
Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 2010 il Veneto viene colpito da una violenta ondata di maltempo. Le zone più colpite sono inizialmente le province di Verona, Vicenza e Padova. In seguito la situazione diventa critica in tutta la regione. Dal 1° novembre nelle provincia di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Belluno esondano diversi corsi d’acqua, tra cui i torrenti Tramigna, nel Comune di Soave, e Alpone, nella zona di San Bonifacio e Montecchia Crosara (VR), i fiumi Tesina, Meduna, Livenza (TV) e Bacchiglione, quest’ultimo con un’estesa rottura dell’argine (PD). Si attivano inoltre numerosi movimenti franosi, tra cui la già nota frana del Monte Rotolon nel comune di Recoaro Terme (VI). Sono oltre duemila le persone sfollate tra le province di Verona, Vicenza, Padova e Treviso che trovano alloggio in maniera autonoma o sono assistite presso i centri di accoglienza attivati dai comuni o presso strutture alberghiere. Si registrano anche diverse interruzioni alla viabilità, tra cui la chiusura dell’autostrada A4 nel tratto Soave-Montebello fino al 4 novembre. Viene interrotta anche la tratta ferroviaria Treviso-Portogruaro presso Motta di Livenza (TV).
Attivazione del Servizio Nazionale. Sul territorio vengono istituiti i centri di coordinamento dell’emergenza ai diversi livelli territoriali (Coc – Centri Operativi Comunali, Com – Centri Operativi Misti e Ccs – Centri di Coordinamento Soccorsi). Già dal pomeriggio del 1° novembre nelle Prefetture di Verona, Vicenza e Padova vengono attivati i centri di coordinamento provinciali, con la partecipazione delle diverse componenti e strutture operative.
La Sala Situazione Italia e il Centro Funzionale del Dipartimento della Protezione Civile seguono l’evento sin dalle prime ore. Nella serata del 1° novembre viene convocata l’Unità di crisi allargata ai tecnici e funzionari dei Vigili del Fuoco e delle Forze Armate. Il 2 novembre il Capo Dipartimento effettua un sopralluogo nelle zone colpite dal maltempo con un team di esperti che poi rimane sul posto per supportare le autorità locali.
Il sistema di protezione civile, in tutte le sue componenti, si è impegnato ad assicurare nelle aree alluvionate le azioni di soccorso, le attività di monitoraggio del territorio, la rimozione di fango e detriti e le operazioni per il prosciugamento delle acque e per il ripristino della viabilità, le attività di supporto sanitario e di assistenza alla popolazione fuori dalle proprie abitazioni.
Le forze in campo. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha inviato oltre 800 uomini provenienti da tutta Italia, con mezzi di movimento da terra, mezzi nautici, anfibi e personale specializzato. Le Forze Armate sono intervenute con 250 unità e 28 mezzi. Fin dalle prime ore dell’emergenza sono intervenute le colonne mobili regionali della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia, successivamente quelle di Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento. Sono stati oltre 4mila i volontari impegnati sul campo, tra quelli veneti e quelli provenienti da altre regioni.
Provvedimenti normativi. Il 5 novembre viene dichiarato lo stato di emergenza per il maltempo che ha colpito il Veneto e le altre regioni del nord. Il Consiglio dei Ministri delibera un primo stanziamento di venti milioni di euro per gli interventi di massima urgenza: la messa in sicurezza delle residue situazioni di pericolo, la copertura delle spese affrontate dalle amministrazioni locali per gli interventi di emergenza e le prime attività di ripristino nelle aree colpite dalle frane e dagli allagamenti. L’Opcm n. 3906 del 13 novembre nomina il Presidente della Regione Veneto Commissario delegato per la gestione dell’emergenza e stanzia 300 milioni di euro per il ritorno alle normali condizioni di vita di cittadini e imprese. Con lo stesso provvedimento vengono definiti i contributi finanziari per le abitazioni distrutte o danneggiate e per le attività produttive ed economiche e assegnati i contributi per l’autonoma sistemazione per le famiglie rimaste senza casa. Vengono inoltre introdotte misure in materia previdenziale, assistenziale e tributaria.
Lo stato di emergenza è scaduto il 30 novembre 2012. L’ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 43 del 24 gennaio 2013 individua nella Regione Veneto l’amministrazione competente in via ordinaria a coordinare gli interventi necessari per il definitivo superamento dell’emergenza causata dal maltempo.
Il 1°ottobre 2009 un violento nubifragio colpisce la Sicilia orientale causando frane, esondazioni di fiumi e torrenti, allagamenti di case e fabbriche. La situazione più critica è nella provincia di Messina, in particolare nel Comune di Messina, nelle località di Giampilieri, Molino, Altolia Briga, Pezzolo, Santa Marina e nei Comuni di Scaletta Zanclea e Itala, dove colate di fango bloccano il sistema viario e isolano Scaletta Zanclea. L’alluvione provoca 37 vittime. Sono oltre duemila le persone evacuate.
Attivazione del Servizio Nazionale. Tutto il Servizio Nazionale si attiva con tempestività. Nella serata del 1° ottobre la Prefettura di Messina attiva l’Unità di Crisi per raccordare le prime operazioni di soccorso. Il Dipartimento della Protezione Civile invia subito sul posto una task force composta da due team di esperti per supportare gli enti territoriali e locali nella strutturazione di un intervento coordinato e per valutare la situazione di rischio ancora in atto. Nella Prefettura di Messina viene istituito un Ccs – Centro di Coordinamento Soccorsi; nei Comuni di Scaletta Zanclea e Messina vengono attivati i Coc – Centri Operativi Comunali e le aree di ammassamento soccorritori e risorse per agevolare l’attività dei soccorritori nelle aree più colpite dal maltempo. A Giampilieri viene istituito anche un Coa – Centro Operativo Avanzato che raccorda le operazioni nella stessa frazione e nelle frazioni di Molino e Atolia, le più in difficoltà. A coordinare la struttura è la Regione Siciliana. L’obiettivo prioritario delle prime ore è raggiungere le frazioni rimaste isolate. In località Briga Marina viene allestita un’area per i mezzi aerei impegnati nella ricognizione, nel monitoraggio del territorio, la ricerca, il soccorso e il trasporto di derrate alimentari. Provvedimenti normativi. Il 2 ottobre viene dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della Provincia di Messina; successivamente vengono emanate tre ordinanze che definiscono i primi interventi urgenti. L’Opcm n. 3815 del 10 ottobre nomina il Presidente della Regione Siciliana Commissario Delegato, con il compito di accertare i danni causati dall’alluvione e predisporre un piano di interventi per il ripristino degli edifici e dei beni distrutti o danneggiati. Il Commissario Delegato definisce inoltre i contributi finanziari per le abitazioni distrutte o dannegiate dall’alluvione e assegnare i contributi per l’autonoma sistemazione ai nuclei familiari rimasti senza casa. Con la successiva Opcm n. 3825 del 27 novembre vengono introdotte ulteriori misure per le attività produttive ed economiche della zona. Vengono previste anche disposizioni in materia previdenziale, assitenziale e tributaria. Ulteriori misure saranno contenute nelle Opcm n. 3865 del 15 aprile 2010, n. 3886 del 9 luglio e n. 3937 del 7 maggio 2011. Lo stato di emergenza è scaduto il 31 ottobre 2012. L’ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 35 del 3 gennaio 2013 ha individuato la Regione Siciliana come amministrazione competente in via ordinaria a coordinare il completamento delle iniziative per il definitivo superamento dell’emergenza causata dall’alluvione. Zonazione delle aree a rischio. Il Dipartimento ha finanziato un rilevamento aereo ad alta risoluzione eseguito con tecnica Lidar, eseguito nei giorni successivi all’alluvione. Tale rilievo ha consentito di evidenziare le aree colpite dai dissesti e di individuare le altre zone del territorio soggette al pericolo di ulteriori movimenti franosi. Il Commissario delegato, supportato da un Comitato tecnico scientifico, ha realizzato una mappa delle zone di Giampilieri, Itala e Scaletta Zanclea che diversifica il territorio in base al rischio a cui è esposta la popolazione. Alla realizzazione di tale cartografia ha contribuito anche il Dipartimento attraverso i propri Centri di Competenza, in particolare l’Irpi – Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Cnr – Istituto Nazionale delle Ricerche e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze.